Eccoci nuovamente a parlare di fotovoltaico, miratamente ai problemi che questo settore vive in Italia, Paese nel quale tutti gli operatori interessati alle energie rinnovabili si danno un gran daffare per sviluppare un mercato dal promettente futuro, pur ostacolati da impedimenti burocratici, lentezze istituzionali e dalla totale mancanza di sistema.

Il sistema manca nella legislazione, frammentata in leggine e decreti locali. Il sistema manca nei finanziamenti, ove il Conto Energia è ben distante dal rappresentare una garanzia reale. Il sistema manca in uno spirito decisamente a favore di un futuro nel nome dell’ecologia e del benessere delle generazioni a venire. Così, mentre Obama promette pannelli e pale eoliche, noi andremo a romperci il capo su come smaltire, fra 15 anni, le prime scorie nucleari.

E, nel frattempo, in una atmosfera di totale anarchia, ci sono i furbetti del quartierino che avanzano con eserciti sempre più folti e sempre più ingordi. Chi sono? Eccoli: si fanno chiamare studi di progettazione. Ovviamente parliamo solo di quei progettisti che interpretano il mercato del fotovoltaico in un modo del tutto personale, utilitaristico, non certo a favore dell’ecologia ma esclusivamente del portafoglio. Il loro.

Nel fotovoltaico i furbetti del quartierino vanno in giro per campi agricoli, opzionano campagne assolate (soprattutto al sud d’Italia), sviluppano progetti di qualche mega, presentano gli incartamenti ai relativi comuni e regioni, ottengono tutte le autorizzazioni necessarie per costruire campi di energia rinnovabile, poi mettono le stesse all’asta a vantaggio (o svantaggio) di coloro che vogliono realmente realizzare gli impianti.

Come accade al mercato della frutta e della verdura, anche in questo genere di mercato c’è una filiera di intermediari, che sognano di arricchirsi su offerte crescenti e ricarichi milionari. E’ così che capita di ricevere sul nostro tavolo offerte per l’acquisto di autorizzazioni fotovoltaiche in un range di valori che va da Euro 200.000 a megawatt, finanche a 1.800.000 Euro. Il tutto per qualche pezzo di carta richiesto dall’iter burocratico.

E, intanto, gli uffici tecnici comunali e regionali restano impegnati nell’esame di documentazioni più o meno complesse, senza alcuna garanzia del risultato finale.

Ed allora ci permettiamo di esprimere un parere, che ci sembra proprio un buon consiglio. Se parliamo di un futuro tecnologico ad alto valore aggiunto, qual è il settore della energia rinnovabile (nella specie quella derivata da impianti fotovoltaici), sarebbe bene spogliarsi di tutta quella struttura borbonica che fa del nostro sistema legislativo un labirinto intricato, per uscire dal quale c’è il rischio fondato di finire nella fauci del Minotauro. C’è una parola magica per tutto questo e si chiama “semplicità”.

Lorenzo Lo Vecchio

(estratto dall’intervento presso il Convegno “La nuova energia nella architettura moderna” – Monza 08/11/2008)

Pubblicato lunedì 15 Dicembre 2008 da Alberto Mancini