Per ogni tipo di finanziamento, ovviamente, chi eroga vuole conoscere la posizione finanziaria del soggetto che, di fatto, si prende i soldi. Nel caso del fotovoltaico le cose non vanno in modo sostanzialmente diverso.

Cosa chiede la Banca per finanziare un impianto fotovoltaico?

Le banche valutano se il soggetto sarà in grado di pagare le rate del finanziamento, lo pesano da un punto di vista informativo, per conoscere se si tratta di persona o azienda che nel corso degli ultimi anni ha avuto problemi di carattere finanziario o legale, e quindi per sapere se è persona o azienda degna di fiducia.

Il fatto che la banca richieda garanzie e/o fidejussioni, dunque, dipende dalla valutazione sul rating del cliente e dall’importo da erogare. Gli scenari che si aprono sono molteplici. Difatti, possono essere richieste garanzie fidejiussorie o ipotecarie, possono essere richieste garanzie per lo stato avanzamento lavori, possono essere richieste garanzie per un arco di un paio di anni o, in caso di leasing, il versamento di una maxirata iniziale che normalmente equivale al 20% del costo dell’impianto.

Nonostante quanto viene pubblicato sui siti dei vari istituti bancari, è molto raro che venga concesso un mutuo chirografario che si regga unicamente sul Conto Energia,

A questo punto viene spontaneo chiedersi come mai il Conto Energia, che pure viene erogato dallo Stato, non rappresenti per le banche una garanzia reale. C’è forse il dubbio che lo Stato possa non pagare gli incentivi?

No, questo dubbio non esiste e, infatti, se la garanzia del Conto Energia dipendesse solo dal GSE (leggi Ministero dello Sviluppo) non vi sarebbero problemi per gli istituti finanziari. Il problema vero risiede nel fatto che tali incentivi vengono erogati soltanto se l’impianto funziona.

Pertanto cosa potrebbe succedere?
Potrebbe accadere che il Soggetto Responsabile, dopo essersi preso i soldi dell’impianto e averlo costruito, per un qualsiasi motivo non sia più in grado di gestirlo, di manutenerlo, di pagare il premio assicurativo che copre anche la mancata produzione in caso di guasto, di sorvegliare sostanzialmente nelle linee generali. La vera garanzia, dunque, non è il Conto Energia, ma la buona conduzione. Cosa che non dipende dallo Stato.

Una parola, infine, sulla Cessione del Credito cui le banche mirano (a volte la pretendono). Sono molti gli istituti che hanno firmato una convenzione con il GSE, mediante la quale incassano direttamente quanto dovuto ogni mese al Soggetto Responsabile sotto forma di incentivi. Ebbene, dobbiamo differenziare gli incassi, cioè separare quanto si percepisce in termini di chilowattora prodotti sotto forma di incentivi e quanto si percepisce per i chilowattora prodotti e venduti alla rete elettrica nazionale. La convenzione con il GSE riguarda solo la prima cassa (incentivi) e non la seconda (vendita). Inoltre, generalmente la cessione di un credito viene contemplata sul totale del diritto, quindi conviene evidenziare nell’accordo con la banca che l’eventuale differenza in positivo tra quanto percepito dal GSE e quanto è il valore della rata del finanziamento vada restituita, almeno con cadenza semestrale, al Soggetto Responsabile.

Alcuni esempi di finanziamenti di impianti fotovoltaici

Banco Popolare: finanziamento erogato per un impianto fotovoltaico di 450.000 euro
Si tratta di un impianto ad inseguitori solari. Il cliente è un privato di buone capacità finanziarie. Il finanziamento è stato ottenuto con mutuo chirografario. Il prodotto proposto dal Banco Popolare, prevedeva l’erogazione del 50% dell’importo al collaudo ed il saldo al riconoscimento del piano incentivi da parte del Conto Energia. Il problema, dunque, stava nel pagamento delle fatture in stato di avanzamento lavori. Per questo motivo la banca ha richiesto che il cliente rilasciasse una garanzia reale per periodo di SAL, previsto in un arco temporale di tre mesi ed esteso dalla banca a dodici mesi.

Importo richiesto: 200.000 Euro, che il cliente ha versato a fronte di un prodotto finanziario che gli ha reso il 6%.

Il finanziamento è stato rilasciato con tasso variabile al 2,90% e prevedeva un periodo di pre ammortamento di sei mesi e rata semestrale. Sostanzialmente la prima rata in conto capitale viene pagata dal cliente dopo dodici mesi dalla attivazione dell’impianto. La banca ha richiesto la cessione del credito con calcolo del conguaglio ogni sei mesi. Durata del finanziamento 15 anni.

Banco Popolare: finanziamento erogato per un impianto fotovoltaico di 493.000 euro
Il cliente è una azienda che ha intrapreso una nuova attività, collaterale alla precedente. L’impianto è un 80 kwp su pensiline ed il costo è di 493.000 euro. La banca ha richiesto l’impegno di Euro 100.000 da parte del cliente, come equity, che è stata posta a garanzia di tutta l’operazione, unitamente ai fondi di investimento europei (FEI), controgarantiti da Federfidi. L’intera operazione è stata coordinata da Progema.

Banca Popolare di Sondrio: finanziamento di 1.211.000 euro
Si tratta di un impianto a terra di 400 kwp. Il cliente, azienda, è finanziariamente solido. La banca ha richiesto quale garanzia un vaglia cambiario ed ha erogato un mutuo chirografario, con un periodo di preammortamento di 12 mesi ed una rata semestrale.

Banca Popolare di Milano: finanziamento di 97.000 euro
Si tratta di un cliente privato e di un impianto a terra di 26 kwp. La banca non ha chiesto garanzie ipotecarie, ma solo una fidejussione da parte del cliente. Il finanziamento è stato adeguato agli incentivi del Conto Energia e, pertanto, è stato predisposto in soli sette anni, con notevole risparmio sul costo degli interessi.

Pubblicato venerdì 04 Gennaio 2013 da Alberto Mancini