Partiamo da una doverosa premessa: questo sito non è un blog politico e non esprime simpatie verso alcun partito o schieramento parlamentare. Questo sito vuole essere uno specchio della realtà italiana (e a volte mondiale) nel settore delle rinnovabili, con particolare attenzione al solare e, quindi, agli impianti fotovoltaici.
Detto questo, registriamo un grande fermento quotidiano per i decreti che questo governo emana e che coinvolgono direttamente le fonti da energia rinnovabile, vale a dire acqua, vento, sole. Già alla fine dello scorso anno, senza alcuna spiegazione (plausibile e non) è improvvisamente scomparso dal Milleproroghe il capitolo relativo alla possibilità di posticipare a fine gennaio 2011 le dichiarazioni di asseverazione degli impianti conclusi entro dicembre 2010. Va da sè che, avendo pubblicato il testo del decreto prima di Natale ed avendolo modificato in fase di approvazione, molti operatori del settore si sono trovati spiazzati e molti impianti, dichiarati conclusi, sono ora sotto verifica del GSE.
Il problema dell’Italia relativo alle rinnovabili (uno dei tanti) è che abbiamo al dicastero dello sviluppo un ministro che fino a ieri si occupava di televisioni e al dicastero dell’ambiente un ministro che ha dichiarato candidamente, in occasione della inaugurazione del Forum sul nucleare affidato nientemeno che a Chicco Testa, che finalmente con il Forum l’Italia ha aperto una porta concreta alla produzione di “energia pulita”. Vale a dire: scorie nucleari uguale pulizia ambientale. Bel colpo, signora ministro.
Ora sembra che un nuovo decreto sia allo studio del governo, relativo al tetto degli incentivi dovuti (anche nel contesto di impegni europei e del Protocollo di Kyoto) per la produzione di energia da fonte rinnovabile, che potrebbe essere fissato in 8.000 megawatt (in Italia siamo già oltre i 3.100 megawatt installati con un incremento di circa 1.000 nuovi impianti fotovoltaici al giorno) entro il 2020. Ebbene, come spesso accade da qualche tempo, questo decreto calpesta tutto quanto è stato fino ad ora previsto, dichiarato e promesso. In Italia sono sorte attività legate alla energia fotovoltaica (oltre 15.000 posti di lavoro oltre all’indotto), perchè il nostro Paese si è impegnato a ridurre, entro il 2010, l’emissione di CO2 dovuta alla produzione dell’energia da fossile (carbone – petrolio) di una quantità pari al 17%, da affidare interamente alle rinnovabili.
In dati ancora più concreti, questo significa che in Italia entro il 2020 bisognerebbe installare 72.000 megawatt, ben lontani dagli 8.000 previsti dal decreto, di cui è stato già ufficialmente anticipato il testo, benchè il ministro dell’ambiente, con il consueto candore, lo smentisca. In Germania, per fare un paragone con un Paese non certo noto per il suo irraggiamento solare, ma per le molteplici capacità di risorgere economicamente su se stesso, ha già superato i 6.500 megawatt installati e prevede di arrivare a 52.000 entro il 2020. L’obiettivo in Germania è di chiudere progressivamente le centrali nucleari.
E’ ovvio che tutte le associazioni imprenditoriali legate al fotovoltaico e alle rinnovabili in generale chiedano incontri con il governo e signatamente con il ministero dello sviluppo, per scongiurare danni irreparabili per il nostro Paese. A mio modesto avviso, però, la vera richiesta che bisognerebbe elevare al “vuolsi così colà ove si puote” è quella di non occuparsi punto delle energie rinnovabili. Ogni volta che lo hanno fatto è stato un disastro.
Lorenzo Lo Vecchio
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