Ed improvvisamente si torna a costruire impianti fotovoltaici per le aziende e i privati. Sembrava che tutto fosse finito nel 2011, quando si era spenta l’euforia degli incentivi statali (in effetti il Conto Energia aveva esaurito le sue disponibilità). E invece, oggi, l’installazione di pannelli fotovoltaici fa risparmiare un sacco di soldi. Vediamo insieme come e perché.
Innanzi tutto è finita l’era della speculazione. E per fortuna. Se non ci fosse stata, oggi ci sarebbero molti più impianti solari a soddisfare le tasche di privati e aziende, piuttosto che i conti correnti di multinazionali, fondi di investimento e soliti noti.
Se costruire un impianto fotovoltaico, dunque, non ha più lo scopo di incassare fiumi di denaro dallo Stato, la sua convenienza è molto più congrua al fabbisogno energetico di aziende e famiglie.
Come è noto, un impianto fotovoltaico produce energia. O meglio, deve produrre l’energia indespensabile per il fabbisogno di chi ne è il diretto consumatore.
Una volta si costruivano impianti, utilizzando il massimo dello spazio disponibile, su tetto o su terra. Oggi si costruiscono impianti fotovoltaici calibrati per coprire pienamente i consumi, che dunque non saranno pagati in bolletta.
Per essere più chiaro, faccio un esempio. Mettiamo che un’azienda consumi mediamente 50.000 chilowattora all’anno e che un impianto fotovoltaico, sul tetto del suo capannone, produca ogni anno 1.200 chilowattora per ogni chilowatt di potenza.
Nonostante lo spazio disponibile per realizzare l’impianto possa ospitare pannelli per un massimo di 60 chilowatt, per quell’azienda sarà sufficiente realizzare un impianto di 42 chilowatt.
Costruirne uno più grosso è un inutile spreco di denaro, del tutto sconsigliabile. Vediamo perché.
Non esistendo più la formula del Conto Energia, grazie alla quale ogni chilowattora prodotto veniva premiato con un bel po’ di soldi, tutta la produzione fotovoltaica deve essere oggi destinata all’autoconsumo.
Per quell’azienda l’impianto di 42 kwp produrrà in un anno 50.400 kwh (1.200×42), che sono più che sufficienti perché la bolletta elettrica vada a zero euro.
Secondo le nuove regole dello “scambio sul posto”, gli eccedenti 400 kwh saranno ceduti alla rete al costo di 10/11 centesimi l’uno (arriva un bonifico bancario), ma soltanto se l’azienda è debitrice verso il gestore di rete (Enel per esempio) per bollette precedenti. Ogni due mesi, difatti, si calcola il conguaglio.
Nei prossimi articoli di questo blog, entrerò più nel merito dei costi e dei benefici fiscali che si ottengono grazie alla realizzazione di un impianto fotovoltaico.
Anticipo soltanto un calcolo: se a quell’azienda l’impianto è costato 40.000 euro e normalmente le sue bollette di aggirano intorno ai 9.500 euro all’anno, l’investimento iniziale si ripaga in poco più di 4 anni. Questo senza tenere conto dell’ammortamento dell’impianto sui costi aziendali (ogni commercialista è bravo a fare questo genere di calcoli) e degli incentivi statali in termini di detrazioni fiscali, che vanno da un minino del 50% a un massimo del 110%.
Ma di questo, come ho anticipato, parleremo nei prossimi articoli.
Per il momento, ti auguro di riuscire anche tu a realizzare il tuo impianto di energia pulita.
Alberto mancini
il caso che hai esposto sopra si identifica con le esigenze di una azienda alberghiera che seguo.
In assenza di liquidità si puo’ ipotizzare un finanziamento da parta di una società che realizza l’impianto previa cessione delle agevolazioni?
Giovanni, dipende da quali sono le agevolazioni. Se sono del 110%, certamente sì.