SCOSSA ELETTRICA
di Lorenzo Lo Vecchio
Mi ricordo quando, diversi anni fa – eravamo negli Anni ’80, mi fu proposto di trasferirmi in Canada. Era il tempo in cui frequentavo studi di approfondimento universitario sullo sviluppo delle radio “libere”, che in quel Paese si chiamano Radio Comunitarie.
L’avventura e le novità mi sono sempre piaciute, quindi avevo preso qualche informazione. Ciò che mi ha stupito di più, già allora, è stata la facilità con la quale avrei potuto operare. Negli Anni ’80 in Italia era già piuttosto difficile muoversi dal punto di vista imprenditoriale (in ogni caso molto meno complicato di adesso) e alle mie domande, piuttosto timorose, sulle pratiche da svolgere per aprire una nuova attività, sul fatto che ero uno straniero, sulle garanzie dei pagamenti e sugli aiuti finanziari, mi veniva sempre risposto con un sorriso di compiacimento, come quello del buon padre che comprende le preoccupazioni che scaturiscono dalle ingenuità del bambinetto. In Canada è tutto facile, i progetti vengono valutati, migliorati e poi finanziati e qualsiasi siano le problematiche con la pubblica amministrazione, queste vengono risolte con un timbro e con la firma dell’addetto allo sportello.
Inutile ribadire che qui non era e non è così, anzi quando ci lamentiamo che all’estero le cose funzionano meglio, spesso ci sentiamo rispondere che allora è meglio che andiamo a vivere là. Bella soddisfazione.
In realtà questo è il nostro Paese e ci sono persone che combattono, novelli Don Chisciotte, per consegnare ai nostri figli una Italia migliore, piena di speranze e di successive certezze. Non faccio differenza di colore politico. In questa opera di “bonifica” lo Stato dovrebbe esserci al fianco, premiarci per l’interesse che mostriamo verso la nostra gente, aiutarci. Avviene tutto il contrario. Noi viviamo in uno Stato punitivo, sospettoso di qualsiasi nostra nuova impresa, timoroso di non averci limitato abbastanza.
Nel settore dell’energia, che è quanto di più compete a questo blog, è stata commessa una miriade di errori, fin dal primo Conto Energia, che ha sottratto denari a chi ne avrebbe avuto realmente bisogno. Ed ancora oggi, che si è alla ricerca di fondi per adempiere alle esigenze di una rinascita produttiva, la pubblica amministrazione è la più assente, la meno virtuosa. Gli sprechi dei consumi sono sotto gli occhi di tutti: uffici, strade, cimiteri vengono illuminati a costi energetici esagerati e non c’è modo di invertire la rotta. Ci sono problemi con i fornitori del chilowattora (Enel Sole in primis), ci sono problemi con la Consip (che invece di facilitare gli investimenti li sclerotizza), ci sono problemi con le banche che escludono in assoluto di potere finanziare Comuni, Province, Regioni.
Questo ultimo punto merita una considerazione amara e ironica nel contempo, perchè lo Stato (di cui le P.A. fanno parte) invece di essere un punto di riferimento per la sua integrità, è quello che viene ritenuto il meno affidabile di tutti. E così tutto resta ingessato, non si avviano pratiche di risparmio energetico, le aziende non lavorano, il cittadino continua a pagare.
Che fare? Se il Parlamento si occupasse realmente delle problematiche di chi nel Paese mette il sudore della propria mente e delle proprie braccia non dovrebbe essere poi così difficile fare risparmiare i Comuni e destinare una parte di questo risparmio alle risorse richieste nei programmi di sviluppo. Il flusso di denaro che dallo Stato passa ai Comuni potrebbe essere la garanzia per le banche che finanziano i Comuni stessi, che così avrebbero il denaro necessario per avviare progetti immediati di risparmio energetico, utili per la loro borsa, per la salute pubblica e per un ciclo virtuoso a favore dell’economia.
Troppo facile, perché ci si pensi davvero.
Io la oro nel campo e mi rendo conto quanto effettivamente ci sia troppa poca informazione e considerazione in un risparmio ed in un miglioramento delle nostre vite.
Con più informazione anche il singolo cittadino potrebbe fare più oppressione affinché ciò avvenga.
Ma c’è ancora troppa paura per le novità sempre dovuto alla mancanza reale di informazioni e nessuno non osa aspettando sempre che sia il vicino a fare il primo passo per testare con calma la fattibilità.
Per non parlare dei conflitti d’interesse …….
Comunque condivido al 1000%
Ma io insiste e spero che piano piano diventiamo in molti a farlo anche rumorosamente e non più a bassa voce, solo così potemmo cambiare qualcosa nel nostro paese.
Susan Abu
Susan, grazie per il tuo appoggio. Non è paura ma, come tu hai detto, una incomprensibile dedizione all’attesa: armiamoci e partite! Purtroppo fa parte del nostro DNA. Lo vedi in molti campi, non solo nel settore dell’energia. Il nostro è un Paese che si muove molto lentamente, ma protestiamo perché vorremmo che andasse molto più veloce. Peccato che, quando tocca a noi, siamo sempre più pronti ad un passo indietro, invece che a due passi avanti. Da parte mia e della mia azienda, continuo a spingere. Che fatica!
Mi associo ai tuoi ragionamenti che condivido in pieno. Ho lavorato per 7 anni sul fotovoltaico ed ora mi accingo ad operare negli impianti eolici(mini e micro) che in Sardegna, per il settore agricolo, godono di finanziamenti chirografari sino al 100% tramite un fondo di garanzia per integrare i redditi del settore. Impossibile dare attuazione per via della complessità e delle anticipazioni finanziarie necessarie per l’istruzione della pratica.Sono certo che non parteciperà nessuno.Operazione sbandierata dai nostri amministratori come “toccasana” per un settore in grossa difficoltà.
Salvatorangelo, tu metti il dito nella piaga. Nella stanze dei bottoni ragionano in modo differente da noi e non capiscono neppure lontanamente quali siano le esigenze della gente. Le leggi vengono fatte per gli amici degli amici. Quando noi italiani apriremo gli occhi, sarà sempre troppo tardi.