Conto energia in crescita di oltre il 200%, fonti energetiche rinnovabili incentivate con i certificati verdi aumentate in termini di potenza tra il 10% delle biomasse e il 35% dell’eolico. Bastano questi dati per capire che il bonus fiscale del 55%, per quanto sia lo strumento più al centro delle cronache, non è l’unico mezzo con cui si incentivano in Italia le fonti rinnovabili.
Il Conto energia è quello che ha brillato di più nel 2008, portando a compimento il lavoro preparatorio degli scorsi anni. Ne ha beneficiato anche l’industria, come dimostra l’incremento del 500% del fatturato del settore fotovoltaico. A differenza del bonus fiscale del 55%, si tratta di un sistema basato sull’incentivazione del l’energia prodotta e non dell’investimento necessario per ottenerla. Un privato cittadino o una persona giuridica, in pratica, installano a proprie spese un impianto, ma non pagano la bolletta elettrica e l’energia prodotta in più rispetto ai propri consumi viene accumulata o trasferita in rete. Il Gse retribuisce l’energia trasferita a una tariffa pari a circa tre volte quella addebitata in bolletta.
Rispetto al 2007 il numero di megawatt installati è triplicato, passando da 79 a 260. Il numero di impianti è balzato da 7.670 a 22mila mentre il valore degli incentivi è passato da 19 a 80 milioni circa. Per il 2009 le attese del Gse (Gestore dei servizi elettrici) sono di 44mila impianti (di cui 6.350 dal primo e 33.650 dal nuovo conto energia), 550 MW installati (di cui 215 dal primo e 335 dal nuovo conto) e 200 milioni di incentivi . Cosa c’è dietro questa crescita? «Innanzitutto il funzionamento a livello burocratico: sono stati messi a punto dei meccanismi che hanno permesso la riduzione dei tempi. Ora il trend è in linea con le previsioni di arrivare a 3mila MW installati entro il 2012 e 7-8mila entro il 2015 – commenta Marco Pigni, direttore di Aper, associazione di categoria che rappresenta 500 produttori di energia rinnovabile – . Un effetto positivo è stato dovuto al “nuovo Conto energia” – continua Pigni –, che ha semplificato le procedure per ottenere l’incentivazione eliminando il nullaosta preventivo per installare gli impianti».
La crescita degli incentivi non sarà comunque infinita: lo Stato garantisce l’accesso agli incentivi (che durano 20 anni) fino al raggiungimento di una capienza di 1.200 MW entro il 2012 e 3.000 MW entro il 2015. Fino alla Finanziaria del 2008 questo sistema si applicava solamente al solare fotovoltaico. Successivamente si è esteso anche alle altre forme rinnovabili. Il Conto energia esteso alle altre rinnovabili si potrà scegliere in alternativa ai certificati verdi. Questo strumento si basa su un meccanismo differente: in esso i produttori di energia “pulita” ricevono dei certificati che possono vendere a industrie o attività che sono obbligate a produrre una quota di energia mediante fonti rinnovabili (crescente con il passare degli anni) ma non lo fanno autonomamente. Il 2008 è stato un anno critico: l’offerta di certificati verdi ha infatti superato la domanda, e questo ha prodotto un abbassamento del loro prezzo e quindi una minore convenienza a produrre energia pulita. Nel 2007 l’energia rinnovabile incentivata con il meccanismo dei certificati verdi è stata pari a 7,7 TWh (+ 37% rispetto al 2006), corrispondenti al 16% dell’energia elettrica generata dagli impianti alimentati da fonti rinnovabili in Italia.
Due novità introdotte dal decreto “Rinnovabili” del dicembre 2008 potrebbero far superare questi problemi: da una parte l’estensione da 8 a 15 anni della durata dei certificati verdi; dall’altra la previsione che un certificato verde possa essere ritirato alla fine dell’anno, oltre che dalla domanda di mercato, anche dal Gestore del mercato elettrico, a un prezzo pari alla media degli ultimi tre anni.
Discorso a parte, invece, va fatto per un ulteriore incentivo all’energia, il discusso Cip6, contestato dagli ambientalisti. Si tratta di uno strumento che dal 1992 prevede di incentivare, tramite un aggravio della bolletta, chi produce energia elettrica da fonti rinnovabili o “assimiliate, cioè gli impianti di cogenerazione, gli impianti che utilizzano calore di recupero, fumi di scarico e altre forme di energia recuperabile in processi produttivi e in impianti, nonché gli impianti che utilizzano gli scarti di lavorazione o di processi e quelli che utilizzano fonti fossili prodotte da giacimenti minori isolati. Questa quota di “assimilate” è in calo, perché vanno a scadere e non vengono rinnovate le precedenti convenzioni. In controtendenza è stata la scelta di comprendere anche l’energia prodotta dai termovalorizzatori, anche se a essere bruciata non è la sola frazione organica.
Secondo i dati del Gse, nel 2007 (ultimo dato disponibile) la potenza complessiva degli impianti Cip6 che cedevano energia al Gse era pari a 7.641 MW per un totale di 374 convenzioni. L’onere complessivo dell’energia Cip6 è risultato nel 2007 di 2.400 milioni di euro.
fonte: Il Sole 24 Ore
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