Il 2009, appena conclusosi, è stato l’anno del fotovoltaico in Italia. Gli impianti, grandi o piccoli che siano, sono stati incrementati del 400% rispetto a quanto prodotto, globalmente, tra gli anni 2006 e 2008.

Si tratta di una sorta di miracolo, perché stiamo parlando di uno Stato, quello italiano, dove non esiste un “sistema Paese”, dove ogni Regione, ogni Provincia adotta regolamenti propri, che provocano disorientamento negli operatori e consuete (ahinoi) lentezze burocratiche. In questo marasma, nonostante il Conto Energia italiano sia il migliore del mondo, a complicare le cose ci si mette anche il sistema creditizio, il quale si ostina a considerare le operazioni sul fotovoltaico alla stessa stregua di un mutuo immobiliare o di un leasing strumentale.

Come abbiamo più volte scritto, se da un lato è vero che le banche sono solite a farsi cedere il credito che il Soggetto Responsabile contrae con il GSE, è altrettanto vero che l’impianto rende energia e, quindi, incentivi soltanto se è funzionante. Quindi è corretto che chi finanzia si tuteli in questa direzione. Va anche detto, però, che le tutele richieste non possono e non dovrebbero essere le stesse garanzie che vengono richieste per altro genere di operazioni. Più volte sollecitato un tavolo di lavoro, si è soltanto perso del gran tempo.

I traguardi dell’energia pulita

Purtuttavia il nostro Paese, ancora una volta, riesce a trovare nella gente comune e nell’impresa il quid che serve per andare avanti, per progredire aldilà delle istituzioni. E’ così che oggi ci si avvia, molto rapidamente, al raggiungimento del traguardo, fino ad un anno fa considerato impossibile, del primo step del Conto Energia, vale a dire 1.200 megawatt installati. La previsione è di arrivarci intorno ad aprile-maggio.

Cosa succederà dopo?
Gli impianti già avviati avranno 14 mesi di tempo per il completamento, oltre i quali sarà necessario attendere la nuova normativa incentivante, che dovrà essere varata entro il 31 dicembre 2010. Qualora così non fosse, il Decreto Conto Energia del 19 febbraio 2007 prevede che fino al 2016 si potranno installare ulteriori 1.800 megawatt alle stesse tariffe incentivanti attualmente in vigore.
Fortunatamente non sarà così. Ingegneri dell’Enea, distaccati presso il Ministero dello Sviluppo, unitamente a delegati governativi stanno già scrivendo le regole del nuovo Conto Energia, che normerà gli incentivi fino al 2016 e, forse, fino al 2020.
L’espressione “fortunatamente” potrebbe sembrare ad alcuni fuori luogo, perché è ormai noto a tutti che dal 2011 gli incentivi statali diminuiranno considerevolmente, ma a mio modo di vedere la variazione più importante sugli attuali obiettivi sarà quella della estensione del limite massimo di 3.000 megawatt, sinceramente insostenibile, a 7.000 megawatt, come si vocifera che sia. Per il resto si parla di suddivisione degli impianti in categorie di potenza diverse dalle attuali, vale a dire fino a 6 kwp (attualmente è fino a 3), da 6 a 20, da 20 a 200 (limite entro cui è consentito lo scambio sul posto), da 200 a 1.000 (limite entro cui sono in vigore alcune facilitazioni autorizzative), oltre i 1.000 (laddove gli incentivi diventano speculazione pura, spesso a favore di capitali stranieri: come dire che i soldi che gli italiani pagano in bolletta per il Conto Energia vanno a finire in Germania e in Spagna).

La corsa al Conto Energia

E allora, quali scenari possiamo ipotizzare per i prossimi mesi?
Se l’esperienza vale qualcosa, dobbiamo ricordare quanto è accaduto alla fine del 2008, ma soprattutto alla fine del 2009, quando tecnici ed operatori del settore hanno lavorato giorno e notte, tra ottobre e dicembre, per collaudare gli impianti ed allacciarli alla rete entro la fine dell’anno solare, superando difficoltà organizzative e, soprattutto nel 2009, di approvvigionamento. QUEL 2% allo scattare della mezzanotte, moltiplicato per 20 anni, sono soldoni. Ogni previsione ci dice che, a fronte di tutto quanto ho fin qui esposto, già nel mese di aprile-maggio ci troveremo ad una situazione di sovraffollamento delle richieste e di indisponibilità di bravi impiantisti. Già ora i migliori progettisti hanno deciso di collaborare in partnership collaudate, rifiutando nuove proposte di collaborazione. Lo stesso dicasi per i migliori installatori. Tale indisponibilità lascia aperta la strada ad operatori inesperti che, peraltro, riscontreranno non poche difficoltà a soddisfare gli ordini per la loro incapacità ad inserirsi nei circuiti di approvvigionamento, salvo che riferirsi al mercato cinese di bassa lega (esiste invece un mercato cinese di tutto rispetto che normalmente lavora solo con operatori qualificati).

La premura, certamente, non è buona consigliera, ma neppure il sonno e qui il timore che 12 mesi di lavoro sembrino un tempo considerevole è molto concreto. Noi che realizziamo impianti dobbiamo avere la forza di convincere il nostro potenziale cliente che è il momento di stringere i tempi, perché il 2010, appena cominciato, in realtà è già finito

Pubblicato lunedì 15 Febbraio 2010 da Alberto Mancini